
RIBERA: dagli scarti delle arance nasce un nuovo materiale
La nuova frontiera del lusso sostenibile firmata ARKIMEDIA si chiama RIBERA
E se dai residui della spremitura industriale delle arance si ottenesse un materiale sostenibile, resistente e personalizzabile come la pelle?
RIBERA prende il nome dalla città delle arance in Sicilia, un piccolo borgo siciliano dove gli agrumi hanno trovato il loro habitat naturale. Un trionfo di colori, profumi e sapori, una fonte inesauribile di proprietà e benefici preziosi. Ma non solo.
Oggi si possono produrre materiali ecologici di ottima qualità con il riutilizzo delle arance fornendo al mondo della moda una nuova alternativa alla pelle.
Dagli scarti della frutta alla moda. Si può?
Attraverso il recupero degli scarti delle arance e in modo particolare delle bucce, nasce un nuovo materiale, dalle alte prestazioni e personalizzabile.
Una valida alternativa alla pelle che può essere utilizzata per cinturini di orologi, cinture, borse e tutto il mondo degli accessori e dell’abbigliamento.
Una scelta vegan, cruelty free ed eco-friendly che ci ha permesso di riutilizzare il pastazzo (lo scarto dell’arancia), considerato fino a qualche tempo fa solo come un rifiuto.
1. Gli scarti derivati dalla spremitura delle arance rappresentano per gli agricoltori un costo sia ambientale che economico. Ma possono diventare il seme del nuovo lusso;
2. La seconda fase consiste nel processo brevettato di estrazione del polimero dai sottoprodotti dell’industria alimentare e cosmetica. Un passaggio che chiude il processo di economia circolare grazie al quale lo scarto diventa una risorsa;
3. Il biopolimero viene trasformato in un nuovo materiale;
4. Ne nasce un prodotto nuovo per il mondo della moda, dell’automotive e dell’interior design.
Rispettando i principi di economia circolare, il nostro processo non genera rifiuti e, soprattutto, non richiede alcun consumo di nuovo suolo.